martedì 10 gennaio 2012

parte oggi l'avventura

A scatenare il tutto è stato aver ritoccato con mano, lo scorso settembre, un mio vecchio gioco, di quando avevo 13 anni.
Era l'estate del 1979, quando cotruii quel gioco ed io stavo finendo la seconda media.
Ad 8 anni, leggendo un giornalino dei miei cugini, loro leggevano "Scorpio" ed il "Guerin Sportivo", scoprii il Subbuteo. Non ne avevo mai visto uno dal vivo, ma la cosa mi piacque subito. Tanto che cominciai a portarmi a casa i loro giornalini, per copiare quel gioco.
C'erano delle statuine che venivano mosse con la punta del dito su delle tavole verdi con le righe del campo di calcio. Io disegnai un campo da calcio su di un grosso cartone, e provai a sostituire le statuine con dei sassolini. Le grosse palline del Subbuteo con dei semi di veccia.
Dal campo di cartone passai a giocare su di una grossa mattonella che stava davanti a casa mia. Misurava 40x25 cm, quelle diventarono da quel momento le misure ufficiali del mio campo di calcio.
Poi passai a giocare sui campi in terra. Non potevo più segnare le righe del campo, la potevo delimitare con degli stecchini messi agli angoli ed al centro campo. Ma potevo mettere delle porte "vere", non più segnate sul cartone o sulla mattonella. Erano porte fatte ad U rovesciata, con il fil di ferro, conficcate nella terra.
Quella misura 40x25 cm mi fu confermata dai materiali che avevo per costruire le prime tribune, che riempivo, anch'esse di sassolini. Che rigorosamente contavo, per sapere quanto pubblico assisteva alle mie partite. Inizialmente erano squadre con nomi inventati: Subeliana, Kettuser, ed altre che adesso non ricordo.
Mi ricordo di un torneo giocato nella terrazza di casa vecchia. Che copiava il torneo paesano che la sera giocavano dietro al Sombrero. Un torneo a 16 squadre, con i nomi delle pubblicità di Tele Libera Firenze.
Vinse quel torneo la Carnicelli, che era un negozio di fotografia che stava in Piazza Duomo a Firenze.
Quando a 15 anni, studiando a Firenze, lo vidi, quasi mi emozionai, pensando che "loro" avevano vinto quel mio torneo.
Nel '76 tornai ad abitare nella nuova casa, e sul terrazzo avevo mattonelle che misuravano 20x10, presto mi resi conto che erano ideali per giocare 5 contro 5, e lo chiamai minicalcio.
Nell'estate del '78. Dietro la casa nuova avevo costruito uno stadio per 2.000 spettatori, con tribune fatte di mattonelle, dove giocavo partite ad 11. Nella rappresentazione geografica dello spazio attorno a casa mia, lì c'era il Principato di Monaco. La soffitta della mia casa, che non avevo collocato sul planisfero, era uno stato che nn esisteva sugli atlanti, perché me l'ero inventato. Si chiamava Limet, visto che c'era San Marino, Andorra ed il Lienchtenstein, ci poteva stare anche il Limet.
In quell'estate, mentre in Argentina si disputava il campionato del mondo, quello vero, decisi di disputare anch'io il mio campionato del mondo, di minicalcio però. Più facile da fare. Poche e piccole squadre, piccoli stadi, e forse mi piaceva di più così.
Così nell'estate del 1978, quando ancora in Italia il Calcio a 5 non era ancora stato inventato, con 12 squadre di 10 sassolini ciascuna, dipinti con le tempere dei colori nazionali e con il numero scritto a pennarello sopra, giocai il mio campionato del mondo.
La formula prevedeva 4 gironi da 3 squadre, le vincenti si incontravano in semifinale, e poi le finali.
16 partite in tutto.
Oltre allo stadio da 2.000 posti, che per il campionato furono ridotti a 1.600 per l'avvicinamento delle curve, dove ci furono giocate solo le 2 partite del girone eliminatorio disputate dall'Italia, realizzai uno stadio da 600 spettatori, ed uno da 850.
Quello da 600 posti era lo stadio principale del campionato, costruito con 6 mattonelle messe a rettangolo attorno al campo di gioco, dove avrebbe giocato solo la squadra di casa, il Monaco, oltre ad una semifinale e la finale per il 1° posto.
Quello da 850 posti era un'arena ovale con gli spalti modellati con la terra, attorno alla mattonella del campo di gioco. Ci giocai tutte le altre partite, compresa l'altra semifinale e la finale per il 3° posto.
Nell'estate dell'anno dopo, quella del '79, decisi di disputare il mio secondo campionato del mondo di minicalcio. Conservavo ancora i sassolini dell'anno prima. Sarebbe stato il Limet, la mia soffitta di 144 mq, ad ospitare quella seconda edizione. Avevo un anno in più. Sapevo usare meglio il legno e la carta, ed avevo un seghetto per traforo.
L'idea era quella di realizzare quattro stadi con tutti posti a sedere, cioè con spalti a gradini.
Il primo lo realizzai usando pezzi di uno stadio per il calcio ad 11, ed aveva la forma del "Comunale" di Firenze, che non si chiamava ancora Artemio Franchi. Con due angoli a retti e due curvilinei. Al posto della torre di maratona, una piccola tribuna aggiuntiva con posti in piedi per portare la capienza da 750 a 1.000 posti.



Poi realizzai il gioco che ho ritoccato con mano lo scorso settembre, del tutto integro come penso di averlo lasciato l'ultima volta che ci ho giocato.
Uno stadio con pista di atletica da 1.100 posti a sedere.



Poi, forse perché avevo già impiegato chissà quanto tempo a costruire i primi due, desistetti dal progetto iniziale dei quattro stadi tutti con posti a sedere, e così realizzai gli altri due stadi utilizzando tavolette sottilissime, che poste in maniera inclinata come le vecchia mattonelle, fungevano da spalti.
Uno stadio aveva 940 posti, e l'altro 860. Il campo di gioco dello stadio con pista, fatta con cartoncino bristol rosso, era in carta vellutata verde adesiva, negli altri 3 era del semplice cartoncino bristol verde.




Tutte le porte erano fatte con filo di ferro. Quelle del campionato dell'anno precedente erano segni fatti sulle mattonelle.

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